Partorire rappresenta dai tempi più antichi la cosa “più naturale” che esista per ogni donna ma oggi più che mai ciascuna futura mamma desidera prepararsi ad un momento così delicato nel modo migliore possibile senza lasciare nulla al caso.
Il ricovero in ospedale: come affrontarlo
I vari corsi pre-parto affrontati delle puerpere, sopratutto negli ultimi mesi di gestazione, forniscono preziose indicazioni su come affrontare l’arrivo in ambiente ospedaliero ed in particolare trattano del momento in cui, per la gestante, è opportuno recarsi in ospedale.
Alla comparsa di contrazioni uterine perticolarmente dolorose, solitamente in frequenza ravvicinata ogni 5-10 minuti, per la futura mamma è il momento di essere accompagnata al nosocomio prescelto per il lieto evento che solitamente si definisce a termine quando avviene dalla 38esima alla 42esima settimana di gravidanza. Ciò significa che in quegli attimi coincitati occorre avete tutto a porta di mano e non doversi preoccupare di nulla.
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Buona prassi è quindi preparare tutta la documentazione clinica riguardante la gravidanza dai primi esami, alle prime ecografie fino agli ultimi controlli. Saranno preziosissimi per medici ed infermieri di turno in reparto che potranno trascrivere eventuali annotazioni sulla cartella clinica della paziente.
L’atto di partorire, assieme alla grande gioia per una nuova vita, nasconde per la futura mamma anche molti dubbi inerenti le ultime fasi della gravidanza che, se affrontati con anticipo, possono “alleggerire” un momento così delicato.
Prepararsi al ricovero: alcuni dubbi delle future mamme
Una delle domande più diffuse riguarda la presenza del futuro papà o di un famigliare in sala parto alla quale si può tranquillamente rispondere in senso affermativo. Molte strutture ospedaliere, infatti, consentono la permanenza di una persona durante il travaglio a condizione che la volontà venga specificata al momento dell’arrivo in reparto e che questi indossi camice ed altri presidi medici di cui sarà opportunamente munito.
Altro quesito insidioso e spesso fonte di ansie è il discorso depilazione. A ciò si risponde che non è necessario effettuarla a casa poiché anche la depilazione deve avvenire in modo asettico per escludere il pericolo di infezioni e sarà dunque compito dell’ostetrica di riferimento agire ove necessario.
Ultima problematica fortemente sentita riguarda eventuali clisteri da fare a casa preventivamente. Anche in questo caso non è necessario e, qualora l’ostetrica lo renda necessario, vi provvederà direttamente in ambito ospedaliero con tutte le accortezze del caso.
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